social – il racconto della realtà

social – il racconto della realtà

Il tema social di cui si discute in questi giorni è il linguaggio usato per esprimere il proprio punto di vista.

Cominciato con Boldrini, Presidente della Camera, che ha denunciato la comunicazione violenta e sessista dilagante sui social media, di cui lei stessa è stata oggetto. Boldrini ha proposto una soluzione che suona un po’ come una censura e la censura non ci piace, certo. Ma era davvero sbagliato denunciare?

Poi il giornalista Mentana dichiara che lascia Twitter, perché non ne può più di ricevere insulti da anonimi. Come succede di solito, seguono polemiche, interviste, articoli dei colleghi amici o detrattori, post su blog di varia natura, compreso il mio. Alcuni molto autorevoli in materia, altri meno. Io sono tra gli altri meno.

Giuseppe Granieri, nel suo interessante blog scrive che “Twitter non c’entra nulla. Se la televisione consentisse a Mentana di ascoltare i commenti dei suoi spettatori, probabilmente non abbandonerebbe la Tv. Twitter non fa altro che far emergere e rendere pubblici un po’ di quei commenti. “ E poi citando Mathew Ingram ci dice: “I media ci stanno facendo tornare verso la nostra natura, mentre i mass media ce ne avevano allontanato.”

Non conoscevo Ingram e sono andata a cercare la fonte. A dire il vero quando Ingram parla di nostra natura, citando a sua volta un post da Nieman Journalism Lab, si riferisce alla natura della comunicazione tra individui che non è mai a senso unico come nei mass media. Ci avevano abituati a una comunicazione regolata da un network ristretto di testate giornalistiche a network televisivi che non può più rappresentare la norma. La naturale comunicazione tra individui è fatta invece di scambio continuo molto simile a quello attivo nei social network. In pratica gli esseri umani hanno bisogno di comunicare scambiandosi il racconto delle proprie esperienze e grazie ai social network ora hanno ripreso a farlo, generando nuova informazione e spontanea espressione di opinioni.

Sono totalmente d’accordo sul flusso della comunicazione, è la spontanea espressione di opinioni che a volte mi lascia perplessa e in cerca di risposte.

Il fatto che Twitter o Facebook non facciano altro che rappresentare la realtà, con tutta la sua verità nel bene e nel male, è solo una considerazione, un’osservazione. Osservare non mi basta, sono un coach dopo tutto. Il fatto che nella realtà esistano violenza, volgarità, razzismo e ogni forma di discriminazione, non vuol dire che si debba tollerarlo. E allora perché si deve farlo sui social network, lì dove raccontiamo il nostro sdegno per le ingiustizie della vita reale.

Perché in nome di una nuova democrazia della rete, migliaia di persone nascoste dietro a un nickname possono insultare chiunque liberamente e sfogare rabbia e frustrazione, fino ad arrivare al bullismo virtuale?

Perché quando qualcuno prova soltanto a sollevare una critica verso questo fenomeno, viene chiamato censore o permaloso nel migliore dei casi? Si ignora il fatto che ogni rumore sulla rete insieme con i suoi effetti si diffondono in maniera esponenziale e spaventosa, a differenza della vita reale.

Si dimentica che una persona pubblica quando decide di andar via, in qualche modo di mollare, deve giustificarsi e spiegare. Io posso uscire da Twitter o da Facebook e così molti milioni di persone, nessuno se ne accorge. Se esce Mentana con più di 300.000 follower è un fatto. Questo anche nella democrazia della rete fa la differenza, perché non è vero che siamo tutti uguali, neanche lì.

Carla Benedetti

Ho intrapreso gli studi e la professione di coach dopo quindici anni di attività nel management, nelle Risorse Umane e nella gestione di piccole imprese in Italia e all’estero. Credo fermamente che ogni singolo individuo possa dare il suo contributo a quel cambiamento culturale che renderà il mondo migliore.

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