Meditare è una pratica sempre più diffusa. C’è chi segue una disciplina quotidiana, chi occasionalmente si dedica uno spazio di “silenzio”, chi vi si avventura nei momenti difficili.
Dicono che faccia molto bene e che i benefici siano enormi.
Ma come funziona, cosa fa esattamente?
Non voglio usare un articolo per spiegare qualcosa su cui sono stati scritti molti libri, e tanti guru ancora studiano, ma vorrei condividere un’esperienza che forse può dare l’idea del processo meditativo, che non è solo rilassamento, anche se la sensazione di maggiore calma interiore è uno dei risultati.
Lo yoga fa parte della mia vita da diversi anni e la meditazione è una parte della pratica yogica.
Ci sono migliaia di meditazioni possibili, dubito che riuscirò anche solo a provarle tutte; devo dire però che l’idea di avere a disposizione un tale patrimonio è confortante. Alcune meditazioni sono leggere, altre più complesse, ma indipendentemente dalla difficoltà di esecuzione, quello che conta è ciò che ci succede durante.
Che ci succede?
Succede che i nostri schemi sono sfidati, la nostra mente è messa in condizioni di dirci la verità, di mostrarci chi siamo e di farci decidere, in quel momento di consapevolezza, cosa vogliamo diventare.
Non è forse quello che ci succede ogni giorno, nelle situazioni difficili o stressanti, nelle relazioni, nella battaglia per superare resistenze, nel bisogno di cambiamento?
In quei momenti in cui la meditazione ci mette in contatto profondo con noi stessi, a volte, ci scopriamo pensare:
“Non ce la faccio, non ce la posso fare. Ora mollo.”
Proprio come tante volte nella vita.
“Non ce la faccio” e questo pensiero si trasforma in frustrazione e quindi rabbia, oppure preoccupazione, emotività, paura. Siamo di fronte a noi stessi, senza filtri e abbiamo la chiara percezione dell’importanza di una scelta che non può essere rimandata, perché siamo lì e quello che succede nel momento successivo è il risultato della nostra scelta. E’ così chiaro e per questo così potente.
” Non ce la faccio, non ce la posso fare…”
C’è poco da fare, abbiamo due possibilità: possiamo mollare, e non sto qui a dire gli effetti sul nostro umore e sulla nostra fiducia, oppure possiamo stare nel processo. Possiamo accogliere quello che succede, lasciare che succeda e osservare. All’improvviso le tensioni si sciolgono, e così la rabbia o la paura, o qualunque sentimento ci aveva colti.
All’improvviso la nostra mente e tutto il nostro corpo, fino all’ultima cellula, prendono un’altra direzione. Non c’è più battaglia, non si deve sopportare, perché non c’è più niente da sopportare, e noi potremmo continuare così oltre ogni limite.
Che nome dare a questa nuova direzione? Forse indipendenza o anche libertà. Quella libertà che ci permette di essere noi stessi al meglio di ciò che siamo, ogni giorno, ogni momento, in qualunque situazione.
L’esperienza della meditazione a mio avviso rappresenta in uno spazio tempo preciso e determinato, il nostro rapporto con la vita. Ogni giorno viviamo situazioni complesse in cui siamo chiamati a prendere decisioni, che richiedono impegno e a volte anche un po’ di coraggio. Tutte le situazioni che ci provocano e sfidano i nostri schemi, invocano un cambiamento. L’unico modo per superare le nostre resistenze è non resistere, passarci dentro. Perché ogni cambiamento, piccolo o grande che sia, è fatto di un inizio, di un’evoluzione e una rinascita. Non ci sono difficoltà, preoccupazioni, paure che non possano essere affrontate e superate, se solo ci permettiamo di avere fiducia nella possibilità di creare nuovi percorsi.
Il momento, quel preciso istante in cui decidiamo chi vogliamo essere, è adesso. Se vogliamo vivere meglio con noi stessi e con gli altri, abbiamo un solo modo per farlo, scoprire cosa c’è dall’altra parte e andarci.
Che ne dite?