Coaching di nuovo anno

Coaching di nuovo anno

Il mese di gennaio è finito. Come stanno andando i progetti e le promesse che ci siamo fatti durante le festività? Forse è il momento giusto per parlare della diffusa abilità nel rimandare decisioni, impegni e responsbilità.

Spesso si arriva alla fine dell’anno con una bellissma e ottimistica lista di risoluzioni che finalmente cambieranno la propria vita. Si è molto entusiasti, convinti che questa volta si riuscirà a realizzare almeno alcuni dei progetti. Peccato che per la maggior parte delle persone, gran parte di questi buoni propositi rimane in sospeso ancora per tutto il mese di gennaio, per la fine di febbraio non ci si pensa neanche più.

Cosa succede? Come mai a volte è così difficile agire, preferendo rimandare all’infinito?

E dire che non è semplice. Ho parlato infatti di abilità di rimandare, in quanto questa implica una serie di attitudini, capacità, stati emozionali che un individuo consapevolmente o inconsapevolmente, impara a esercitare. Quando ci si trova a dover affrontare una decisione o un impegno importante, molte persone attuano una serie di autosabotaggi che impediscono anche praticamente di avventurarsi nella realizzazione dei propri progetti. Si possono fare tante cose per autosabotarsi:

  1. evitare di verificare le opzioni a disposizione
  2. rinunciare e poi dare la colpa ad eventi esterni o agli altri
  3. tenersi molto occupati fino a non avere il tempo materiale di fare altro
  4. concentrarsi sul lavoro
  5. ammalarsi, addirittura, pur di non affrontare un compito “difficile”

Tutto questo lavoro viene compiuto, spesso inconsapevolmente, con lo scopo di non avere complicazioni, di proseguire serenamente la vita di sempre. I risultati che si ottengono però raccontano un’altra storia. E’ stato riscontrato che un atteggiamento di autosabotaggio porta nella maggior parte dei casi a situazioni di stress, frustrazione, senso di sconfitta. Ma la cosa incredibile è che, nonostante certe situazioni siano già state vissute, l’autosabotaggio viene reiterato. Come mai?

Spesso si impara a rimandare semplicemente per il fastidio di svolgere compiti spiacevoli. In questo caso la ragione è forse nel punto di vista, si osserva dalla prospettiva sbagliata. Non si comprende il valore del risultato, poiché si è concentrati sul lavoro da svolgere e su quanto sarà pesante.

In questo caso concentrarsi sul raggiungimento dell’obiettivo, sulla gratificazione che ne conseguirebbe, su come la qualità della vita potrebbe migliorare, aiuta ad acquisire un atteggiamento più positivo e a rendere meno faticosi gli impegni da prendere.

In altre situazioni lo stesso autosabotaggio si attua per ragioni più profonde. Il continuo rimandere è dovuto alla paura di non riuscire e di essere giudicati, come se l’esito del proprio impegno determini il valore della persona stessa, dimostrando a sé e agli altri di essere o meno persone capaci. Si rimanda l’impegno per rimandare il rischio di fallire e nonostante l’inconcludenza e lo stress tengano continuamente sotto pressione, si sviluppano strategie per non affrontare la propria paura, illudendosi di evitarla. E’ una trappola.

Per evitare di caderci dentro è importante imparare a limitare il valore del risultato a quello specifico compito o decisione. Fare un errore o vivere l’esperienza di un fallimento, non vuole dire essere persone incapaci o dei falliti. Significa che in quella particolare situazione si è sbagliato, fallito, per mille ragioni. E’ possibile che non si sia valutata correttamente la quantità di risorse necessarie, è possibile che la decisione andava affrontata in maniera diversa, e’ possibile che i tempi non fossero giusti.

Tante possono essere le ragioni di un insuccesso e quando questo avviene ci si deve fermare a riflettere per analizzare e capire dove si è mancato, cosa si sarebbe potuto fare o fare diversamente per imparare a non ripetere gli stessi errori.

Soprattutto è bene ricordare che uno sbaglio o un impegno mancato sono episodi, non il significaro di tutta una vita.

Per migliorare la propria attitudine si può cominciare con l’identificare innanzitutto la ragione che spinge all’autosabotaggio e poi decidere di fare qualcosa, di agire per non cadere più nella trappola. E’ un lavoro di riflessione e consapevolezza che richiede tempo e pazienza, ma ne vale la pena.

Smettere di rimandare, potrebbe essere la risoluzione da mantenere per questo nuovo anno.

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Carla Benedetti

Ho intrapreso gli studi e la professione di coach dopo quindici anni di attività nel management, nelle Risorse Umane e nella gestione di piccole imprese in Italia e all’estero. Credo fermamente che ogni singolo individuo possa dare il suo contributo a quel cambiamento culturale che renderà il mondo migliore.

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